Pensare all’altro, al lontano, all’ignoto ha sempre autorizzato, e forse ancora inconsciamente ci autorizza, ad immaginare lo strano, il fantastico e forse il tenebroso.
Chi volesse accertarsene non ha che da aprire uno dei tanti pseudo-resoconti di viaggio che generosamente ci fornisce il basso medioevo.
Ognuno di essi è una collezione inesauribile di mirabilia e curiosità varie in cui su ogni pagina sembra aleggiare l’innocente confessione del buon Mandville che accomiatandosi dal lettore alla fine del suo “viaggio” modestamente gli dice “… il Paradiso Terrestre è verso oriente (…) ma di questo non so parlare nel modo dovuto perché non ci sono stato; è troppo lontano, mi dispiace”.
Al contrario nel libro di Pace il viaggio è qualcosa di reale e concreto che si materializza davanti a noi nei viaggi e pensieri di uomini reali, e conosciuti, per i quali esso è stato un’autentica esperienza di vita e a volte di presa di coscienza della vita.
In questa presa di coscienza il viaggio produce un cambiamento e allo stesso tempo quel cambiamento diventa un viaggio dell’animo verso nuovi orizzonti e nuove esperienze.
In questo intersecarsi e sovrapporsi di viaggio e cambiamento il libro diventa un caleidoscopio, ad ogni racconto l’immagine si scioglie e si rinnova proponendo un quadro in cui troviamo quello che il viaggiatore ha provato, pensato, compreso ma, guardando meglio, dobbiamo riconoscere che il quadro è in realtà uno specchio in cui il lettore può confrontare quello che legge con quello che lui ha provato in uno dei suoi viaggi o nei cambiamenti imposti dalla vita per poi, alla fine, ritrovare se stesso.
Premio Letterario Vallombrosa 2020-2021 assegnato a Federico Pace con il libro “Controvento”
Villa Olmi, 5 Giugno 2021