Libreria | Autore/titolo/editore | Breve descrizione | Motivazione |
Alfani | Giorgio Boatti Un paese ben coltivato Laterza, 2014 |
Con lo sguardo spiazzante di chi, digiuno di ogni sapere specialistico, è curioso di tutto, Giorgio Boatti racconta storie di persone che hanno scelto di ridare vita a cascine e masserie, di mettersi insieme per creare aziende radicate nella tradizione ma capaci di sfide innovative. Un affresco controcorrente in un paese dove, per abitudine, bisogna dire che tutto va male. Un percorso interiore in cui il disegno del paesaggio e della vita si confondono. Rivelano un’Italia con i piedi ben piantati per terra dove è all’opera un futuro che riguarda ognuno di noi | Riteniamo l’opera di Boatti interessante e attinente al tema del Premio. (Umberto e Serena Panerai) |
Stensen | Monica Gentile Tira scirocco Pacini Editore, 2014 |
Sicilia, anni ’50, in un paesino di pescatori lo scirocco imperversa e comanda i destini. In questa striscia di terra, soffocata tra la costa e il Monte Fauso, le esistenze scorrono lente e uguali. Finché un giorno il solitario e misterioso Barone Ranciforte crea tumulto tra le tante malelingue che bollano come sacrilega una sua singolare abitudine. Potrà mai il mondo dell’agiatezza incontrare quello della fatica? Dalla somma delle tante voci, il racconto di una Sicilia luminosa e aspra che dal secolo scorso guarda all’incomunicabilità dell’oggi. Il breve romanzo è ambientato in Sicilia, a Bagnomaria, un paesino di mare immaginario, ma descritto nelle cose e nelle persone con grande vivezza e naturalezza | Mi sono imbattuto per caso nel breve romanzo di Monica Gentile ed ho pensato subito a questo quando mi è stato indicato il tema dell’edizione di quest’anno del premio Vallombrosa. Ho pensato ad una lettura leggera, snella, piacevole (me ne siano grati i giurati!) ma allo stesso tempo non banale. Un romanzo con un forte legame con la terra in cui è ambientato che è anche la terra d’origine e di vita della autrice. Il paesaggio è quindi presente in tutta l’opera sia nella sua dimensione esteriore (le caratteristiche paesaggistiche della terra siciliana ma anche l’elemento dell’aria declinato attraverso lo scirocco che è per quella terra evidentemente più di un semplice nome tra la rosa dei venti) sia nella sua “visione antropologica”. Un “paesaggio regionale” presente anche attraverso efficaci regionalismi utilizzati nella scrittura del testo. (“A Bagnomaria stranieri non ne vengono, e coi pochi che ci sono stati di passaggio, non c’abbiamo mai fatto il pane”). (Enrico Ricci) |
On the road | Massimo Maggia Passaggio a Nord Ovest Alpine Studio, 2014 |
Il libro in parte racconta delle gesta del grande esploratore Amundsen e di come, riuscendo a trovare la catarsi con la natura artica, riuscì nelle sue imprese; in parte invece è un resoconto del viaggio che l’autore ha compiuto nel circolo polare artico sulle tracce di Amundsen, a contatto con la natura incontaminata e con i popoli inuit, alla ricerca dello spirito artico | Oltre ad essere un capolavoro di scrittura, l’autore riesce a farci da guida in un viaggio alla scoperta di un mondo arcaico ed ancestrale dove l’uomo diventa parte della natura, non solo, la abita, in un percorso spirituale che dà una chiave di lettura esistenziale sulla natura stessa dell’uomo e sull’anima del mondo. Un libro che lungi dall’essere un resoconto sterile di avventure diventa un canto alla bellezza della natura |
Florida | Paolo Repossi L’erba che fa il grano Instar Libri, 2013 |
Ai lati della strada che sale alla cascina della Sbercia il vecchio Pietro Mezzadra ha piantato due querce quando suo figlio Gigi ha sposato Lucia, poi ha proseguito piantando una quercia per ogni nipote: nel 1930 gli alberi sono otto. Successi e fallimenti, figli, affari e nuove terre costellano una storia famigliare che abbraccia gran parte del secolo raccontando come è cresciuta l’Italia minore delle colline | Vero romanzo corale. La capacità dell’autore di raccontare attraverso le diverse storie dei protagonisti il novecento italiano e la trasformazione di un paese da prevalentemente contadino a industrializzato e cittadino, ne fa un romanzo/affresco particolarmente godibile. Più si va avanti con la lettura e più ci rendiamo conto che i protagonisti non sono i personaggi, ma l’Italia |
Libri Liberi | Zerocalcare Elenco telefonico degli accolli Bao, 2015 |
L’umanità che compare vivida nelle graphic novel disegnate da Zerocalcare è fatta di precarietà, di insicurezze, ma anche di valori a cui rimanere fedeli per non disperdere la propria identità, in un toboga di quotidiana fatica, l’autore raccoglie alcune storie comparse nel suo Blog dal 2013 al 2015. Tornano i miti dell’adolescenza, quelli dei cartoni e dei videogiochi della generazione “anni ottanta”, ma surreali, divertentissimi. Si affollano sulle spalle del vignettista di culto, carichi di esperienza dell’umano fardello. A questo equilibrio instabile si sommano gli “accolli” cioè tutta quella fauna di petulanti seccatori pronti a dare e a chiedere consigli, tipi che si appiccicano, che rallentano la salita, da schivare come in uno slalom ma che, comunque, raccontano le debolezze e i sogni dell’umanità | Il successo di Zerocalcare è testimoniato dalla valanga di post sul suo “blog dei fumetti” e dal numero di fans che seguono, in condivisione totale, le storie scalcinate di questo nerd, protagonista e autore allo stesso tempo. Ironico, amaro, irresistibile. Storie in cui compaiono umani incasinati, proiezioni zoomorfe dell’inconscio, l’amico armadillo, tartarughe ninja e il Mammouth di Rebibbia. Attivo da tempo come vignettista per testate giornalistiche come Liberazione e La Repubblica XL, diventa noto nel 2011 con “La profezia dell’Armadillo”, il suo primo albo a fumetti a cui seguono “Un polpo alla gola”, “Dodici” “Dimentica il mio nome” giunto secondo al Premio Strega Giovani, il più recente “L’elenco telefonico degli accolli” e l’ultimo, struggente reportage del viaggio in zone di guerra “Kobane Calling” incentrato sul conflitto tra Curdi e Stato Islamico. Zerocalcare disegna con uno stile grottesco, dolceamaro, riuscendo a fondere narrazione onirica e satira con una spietata analisi sociologica. (Giovanni Gheri) |
Cuccumeo | Antonia Pozzi Nel prato azzurro del cielo Motta Junior, 2015 |
La montagna, per Antonia Pozzi è stata, nella vita come nei suoi versi, un luogo d’elezione. Era, anzitutto, uno spazio di autoconquista, dove i torrenti, i cieli notturni e diurni, i canti e i silenzi di luna e di stelle erano echi di visioni e voci interne. La montagna è stata il luogo dove approdare sempre, anche dopo aver divagato per altri paesaggi dell’animo.
Così, questa grande voce del Novecento, ci regala una raccolta di versi che tratteggia, in modo intimo e universale, come stare dentro le parole e il silenzio. Le illustrazioni di Gioia Marchegiani dilatano gli spazi e i respiri, togliendo confini alla visione |
Poesia e montagna sono sorelle, per capacità di accogliere, in modo intimo e universale, i suoni e il silenzio.Qui, i potenti echi delle parole della Pozzi, vengono assorbiti, dal lettore, come fosse tra una cima e una valle boscosa, mentre l’aria pura pervade i polmoni. Anche le malinconie, che serpeggiano tra le pagine, come le gioie, hanno la forza rocciosa e salda delle cose di natura. Per questa capacità di creare un cortocircuito felice tra paesaggi interiori e visioni esterne, il volume ci è sembrato perfettamente rispondente ai requisiti richiesti |
Citè | Vanni Santoni Muro di casse Laterza, 2015 |
Cosa è stata questa ‘cosa’ sfuggente, multiforme ed entusiasmante avvenuta in Europa tra il 1989 e oggi – una cosa lunga dunque un quarto di secolo? Proprio dalla consapevolezza che nessun dato potrà mai avvicinarsi al significato profondo del rave, del trovarsi lì, a ballare davanti a un muro di casse fino al mattino (e sovente fino a quello ancora successivo) in quelle industrie abbandonate, in quei capannoni, in quei boschi, in quelle ex basi militari, fiere del tessile, ballatoi, vetrerie, depositi ferroviari, rifugi montani, bunker, uffici smessi, pratoni, centrali elettriche, campi, cave, rovine di cascinali, finanche strade di metropoli quando venne il momento della rivendicazione, è nato questo libro – perché, sia pure con una forte impronta documentale, in casi come questo il romanzo è il più potente strumento di analisi e rappresentazione della realtà | Negli ultimi 20 anni in Europa è cresciuto un vastissimo movimento giovanile, vastissimo ed estremamente sfaccettato, musicale e in parte tribale, psichedelico e in parte autogestito, spesso semi-segreto ma codificato; il mondo dei rave ha rappresentato un fenomeno nuovo che ha il suo fulcro nella riappropriazione di un paesaggio (sia esso una pianura, un capannone, un bosco, una zona industriale, un borgo medievale, un sobborgo urbano) e in un rapporto con esso radicalmente diverso da quello usuale e quotidiano: diverso il rapporto, diverso l’ uso, diverse le finalità, diversi i legami tra le persone. La scrittura – e la conoscenza del tema – di Vanni Santoni esprimono perfettamente questa particolare dimensione fiorita a fine secolo e in parte ancora viva, e ce la mostrano da diverse angolazioni, oltretutto con una suggestiva incursione (a conferma della multiforme capillarità geografica del movimento dei free parties) nelle nostre stesse terre. (Giulio Pedani) |
Fortuna | Robert Parodi Controsole. Un uomo, un ragazzo e una moto Tea, 2011 |
Un padre che ha lasciato le certezze di un’esistenza sui binari, e anche gli affetti, per inseguire il sogno di una vita diversa. Un figlio adolescente chiuso nel suo mondo. Salgono insieme su una moto per affrontare un problema che si trova, forse, dall’altra parte del globo. Lui, il ragazzo, vuole fare qualcosa di concreto, per la prima volta; lui, il padre, vuole ricostruire il rapporto con quel figlio sfuggente. Guidano per diecimila chilometri, su una vecchia Harley che conosce le strade del mondo, attraversano un confine dopo l’altro, un paesaggio dopo l’altro, un popolo dopo l’altro – dall’Italia all’India, passando per la Turchia, l’Iran e il Pakistan. E chilometro dopo chilometro si parlano, si scontrano, si avvicinano, imparano di nuovo a volersi bene | Oltrepassare il panorama ristretto dell’anima e dei rapporti umani in cui spesso la vita ci imprigiona alle volte richiede un viaggio attraverso paesaggi, luoghi e ambienti lontani. E in questo chilometrico cammino non solo interiore un padre ritrova se stesso e il rapporto con suo figlio |
Il Menabò | Tomaso Montanari Privati del patrimonio Einaudi, 2015 |
Il libro “Privati del patrimonio” affronta un tema di scottante attualità, la gestione del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico italiano. Senza adeguati finanziamenti pubblici destinati alla tutela dei beni comuni, sta guadagnando terreno un’impostazione economicistica che lascia sempre più spazio alla privatizzazione o nel migliore dei casi all’affidamento ai privati di monumenti, musei e luoghi di grande bellezza naturale e paesaggistica. Con una ironia tagliente l’autore conduce il lettore lungo tutta quella che a ragion veduta potrebbe essere definita la via crucis del patrimonio culturale italiano che ogni giorno ci viene sottratto | Un’analisi lucida che dimostra come ormai il termine valorizzazione (e valore, nel degrado etico-linguistico che caratterizza la fase storica attuale, assume puntualmente il senso di una mercificazione dei beni comuni. È ai privati che ormai ci si rivolge per sostenere ogni forma di politica culturale, in contrapposizione a quello che resta della “politica degli uomini di cultura in difesa delle condizioni di esistenza e di sviluppo della cultura” (Norberto Bobbio). Una svolta fondata sul mercato la cui sfera di valori non coincide con quella della comunità. Tommaso Montanari, analizzando i limiti della scelta privatistica prende coraggiosamente posizione contro questa deriva che non può non portare i beni culturali e paesaggistici verso un’inesorabile alienazione, snaturamento e perdita di quanto appartiene a tutti, mostrando come sia invece auspicabile affidarci sempre di più ad una rinnovata dimensione pubblica. (Libreria Menabò) |
Puntifermi | Romana Petri Le serenate del ciclone Neri Pozza, 2015 |
Romana Petri è figlia d’arte, il padre era un celebre cantante lirico che ha poi sperimentato il cinema, ovvero lo spettacolo “commerciale” per poi tornare ai teatri. Suddiviso in due parti ben distinte da registri narrativi differenti (prima e dopo la nascita dell’autrice) è una gustosa e ricchissima passeggiata nella storia politica e sociale del nostro paese | L’autrice ricostruisce una biografia affettiva del padre, tratteggiando uno scenario storico sociale tutto italiano. Questo è il paesaggio del tema del concorso, il paesaggio nostrano, dalla campagna alla città, dalla guerra alla pace, dalle opportunità alle pastoie della società. Aldilà del fatto che il romanzo sia ben scritto e il protagonista quantomeno affascinante, il vero sapore di questo libro è proprio lo scenario, il paesaggio appunto, in cui egli si muove. (Ilaria Guidelli) |
Dei Lettori | Vinicio Capossela Il paese dei coppoloni Feltrinelli, 2015 |
Il libro parla di un uomo che tona nelle terre dei padri. Questa terra è evidentemente un Sud del paese Italia. Ma è pure, forse, un qualsiasi Sud del mondo. Il viandante che è la voce narrante del libro si riempie di storie. Storie che vede e vive, storie che ricostruisce nella sua memoria. Raccontando così un “paesaggio” fatto di luoghi, persone, animali, suoni, luci, parole antiche o inventate al momento | Ci sembra veramente un libro nato per raccontare un paesaggio “antropologico”. I luoghi sono importanti, ma sono solo una parte. Di questo paesaggio fanno parte uomini e donne che possono stare solo lì e che in un altro posto sarebbero impensabili. Ma fanno parte anche certe parole, apparentemente ostiche, che a quel paesaggio fanno da colonna sonora. E anche gli animali, quelli che c’erano e che ora non ci sono più, e quelli che lì non dovrebbero starci, perché non stanno nel loro “paesaggio naturale”. E pure la luna… Il paesaggio che racconta Capossela è certamente “esteriore”, ma anche, e molto, interiore. Insomma te lo porti appresso e non sai se è lui che sta dentro di te o se è tutto il contrario. (Fiammetta Gaudioso) |
Chiari | Marco Teglia Il popolo va a Viareggio Sartus, 2014 |
In questa serie di racconti il protagonista aiuta a figliar la vacca, pota la vite, è un costruttore abile di pagliai, rassetta gli ulivi, taglia l’erba, va al mare (fuori dal suo mondo), si reca a Pisa a vedere la torre pendente. | L’uomo della terra e osserva le cose che fanno parte del paesaggio e della sua vita. costruisce lui stesso un paesaggio, innalzando pagliai. arando il campo. potando l’erba o piantando alberi da frutto e il passare delle stagioni diventa esso stesso un nuovo scenario, dove il contadino trova la sua armonia, tra il guardare il vedere ed il fare. (Libreria Chiari) |